SAN ANDRES

Siamo arrivati a San Andres da Cartagena in circa un’ora e mezzo di volo con la compagnia Avianca, per entrare è servito un visto d’ingresso che è costato l’equivalente di 35-40 euro a persona e che abbiamo fatto al momento dell’imbarco nell’aeroporto di partenza…

…questa cifra dovrebbe in teoria scoraggiare il turismo di massa, ma come spiegheremo più avanti non è propio così, siamo arrivati di sera ed appena sbarcati abbiamo preso un taxi (concordando la tariffa prima) per farci portare nella parte centrale dell’isola sulla costa est per la precisione a San Luis.

A San Andres infatti la parte più turistica si trova nel nord dell’isola (che qui chiamano Centro), come potete vedere dalla cartina, lì si trova l’aeroporto, la maggior parte degli hotel e la movida notturna, l’isola fa parte dell’omonimo arcipelago assieme ad altre due isolette, Providencia y Santa Catalina, a ben vedere siamo molto più vicini alle coste del Nicaragua che alla Colombia, di cui fa parte.

San Andres però è Colombia fino a un certo punto, qui la cultura latina si è fusa con una forte influenza caribena, afroamericana ed anche inglese come la vicina Jamaica.

Per le sue strade la salsa, che ci ha accompagnato per tutto il viaggio in Colombia, si è mescolata alle sonorità reggae, la cucina tipica colombiana è stata arricchita dai sapori esotici ed anche la lingua locale il creolo, è risultata essere una lingua unica originata da un mix di inglese, spagnolo e sonorità africane, per non parlare poi dei tratti somatici dei suoi abitanti.

Questo può dare un’idea della complessità delle radici e della storia della popolazione nativa dell’isola, che oggi vive soprattutto di turismo che nell’ultimo decennio ha cambiato letteralmente la faccia di questo paradiso caraibico.

Turismo che si concentra, come abbiamo detto in precedenza, nella parte nord (che non abbiamo capito perché viene chiamata Centro) che rimane in assoluto la destinazione che più catalizza la massa di colombiani in cerca di mare e spiagge ed in particolare modo si concentrano tutti nella famosa spiaggia di Spratt Bright, questa nella foto ed il suo lungomare…

…ricco di locali, ristoranti e negozi che approfittando dello status di duty free, di cui gode l’isola, sono pieni di merce soprattutto profumi e whisky in gran quantità, mai viste così tante profumerie!

Insomma il nord dell’isola (il Centro) rappresentava tutto quello da cui fuggiamo quando viaggiamo ed è per questo motivo che senza nessuna esitazione abbiamo scelto di venire nella parte orientale più o meno a metà dell’isola nel paesino di:

 

S  A  N      L  U  I  S

E mai scelta fu più azzeccata, si tratta di un paesino per modo di dire perché in pratica sono una manciata di case molto “sgarruppate” non ci sono veri e propri hotel, non ci sono negozi, locali tipo bar o simili e neanche ristoranti rinomati…

…ci sono solo casette che si possono affittare dai nativi (creoli) e un paio di ristorantini sulla spiaggia ed un piccolo market, tutto qua e noi appena arrivati visto che era sera siamo andati a caso nella prima casetta sulla spiaggia che abbiamo trovato che però si è rivelata essere un pò troppo “sgarrupata” per usare un eufemismo…

…era però su una spiaggia con un mare pazzesco, quindi dopo una bella dormita “sgarrupata”  al nostro risveglio, appena dopo l’alba, la passeggiata che abbiamo fatto in spiaggia ci ha lasciato senza parole:

Solo noi un in un luogo selvaggio e deserto, un’infinito bagnasciuga orlato da palme e casette un pò fatiscenti, con cani, galline e bimbi del posto che scorrazzavano felici…

…i Caraibi più veri, più genuini, i Caraibi come piacciono a noi, ci siamo quindi messi alla ricerca di una casetta più decente e percorrendo con calma tutta la spiaggia abbiamo trovato da dormire in un posto pazzesco; Zippy’s Sea View Apartments, un appartamento completo di tutto, praticamente in spiaggia, guardate che roba:

Quando abbiamo visto questo appartamento abbiamo deciso di fermarci qui per almeno 10 giorni, per ricaricare le pile, fare tanti bagni, leggere dei libri, fare insomma tutte quelle cose che si fanno in vacanza, senza più nessun sbattimento e spostamento da fare…

…questa è la facciata esterna di Zippy’s Apartments che dava sulla strada del paesino di San Luis

…e questo invece è il retro da cui dalla porta finestra si accedeva direttamente sulla sabbia…

…e poi ciliegina sulla torta proprio a fianco dell’appartamento c’era questo ristorantino/bar sulla spiaggia il Capi Beach Resteraunt in cui si mangiava da sballo, pesce alla griglia…

…un buonissimo cheviche come questo qua in foto, ma non solo anche calamari fritti, polpo alla griglia, risotto ai frutti di mare, praticamente tutte le prelibatezze di mare possibili…

…e per quanto riguarda i prezzi, bisogna dire che spendevamo molto di più di prima, di quando eravamo sulla terra ferma in Colombia dove con 20/25 euro mangiavamo in quattro, a San Andres, come in quasi tutte le isole del resto, è tutto un pò più caro, dal cibo ai servizi…

…si rimaneva comunque su cifre abbordabili, in pratica mangiando più o meno quelle cose che abbiamo elencato si spendeva sui 40/45 euro per tutti e quattro…

…e sinceramente per mangiare dei pesci appena pescati che ci facevano scegliere così sul momento non è male e poi visto che in pratica mangiavamo una volta al giorno è risultato essere fattibile…

…senza contare poi le innumerevoli limonate che Randy il nostro cameriere preferito ci portava in continuazione, insomma avevamo trovato proprio il posto giusto praticamente attaccato alla nostra casetta sulla spiaggia…

…c’è da tenere presente però che in questa parte dell’isola non c’è niente ma proprio niente, quando alle 17.00 il ristorante/bar chiudeva (era aperto tutti i giorni dalle 11.00 alle 17.00) rimanevamo solo noi e la gente del posto, la spiaggia lentamente si svuotava…

…ed al posto dei pochi turisti arrivavano i pescatori che buttavano le reti dalla riva…

…con le fregate (gli uccelli marini) che cercavano di fregarsi il pesce, arrivavano i bimbi che giocavano al pallone e facevano il bagno e i cani e le galline s’impossessavano del bagnasciuga…

…mentre il sole tramontava ed una volta fatto buio rimanevamo solo noi nella nostra casetta, con il ristorante/bar chiuso, senza nessun mezzo di trasporto, isolati da tutto, bisognava quindi ingegnarsi un attimo e fare un pò di spesa nel piccolo market di fianco alla casa…

…di solito compravamo frutta a volte molto strana, come questa che chiamavamo “frutto cervello” insieme a l’occorrente per fare colazione al mattino e dato che comunque ci abbuffammo abbastanza a pranzo in spiaggia al Capi Beach Restaurant…

…dopo e durante svariati bagni, secondo noi  infatti non c’è cosa più bella che uscire dall’acqua (quando Randy ci chiamava) e fiondarsi a mangiare un bel pesce o polpo con i piedi sulla sabbia ancora tutti bagnati, sole, sale e sabbia cosa vuoi di più dalla vita!

Ma non solo, un paio di volte che pioveva a dirotto Randy ci ha portato il pranzo direttamente dentro alla nostra casetta…

…tutto questo per spiegarvi che se si sceglie di alloggiare in questa parte dell’isola bisogna essere preparati ad affrontare le giornate così, lontani da tutto e tutti, in pieno ozio, che poi alla fine secondo noi rimane il modo migliore per staccare la spina:

Ma non c’erano solo cani, galline e bimbi che frequentavano la lunga spiaggia davanti alla casetta…

…più di una volta al mattino presto, per la grande gioia di Anita, che per questo motivo si svegliava all’alba, ci siamo trovati davanti casa gruppi di cavalli, all’apparenza selvaggi, con anche puledri…

…che in tutta tranquillità brucavano la poca erba che cresceva tra la sabbia, come potete immaginare Anita era letteralmente entusiasta di tutto ciò, vedere che dall’altra parte del mondo, nel bel mezzo dei Caraibi c’erano i suoi animali preferiti che vagavano liberi la rendeva felice ed infatti da lì a poco avrebbe coronato un suo sogno…

…cioè fare il bagno a cavallo, ma andiamo con ordine, una mattina abbiamo deciso di seguire il branco dei cavalli quando se andava dalla spiaggia e ci siamo accorti che si dirigeva in una stradina aldilà della strada principale dove, camminando un pò all’interno c’era una specie di maneggio…

…il tutto molto molto “sgarrupato” infatti non c’era nessun cartello che lo segnalava e si trovava tra baracche e casette dei locali, come il resto del paesino il tutto era molto lasciato andare, ma d’altra parte qui era tutto così…

…beh! alla fine conosciamo questo tizio, il proprietario dei cavalli che ci dice che si è possibile andare a cavallo sulla spiaggia e fare anche il bagno, basta pagare una modica cifra e quindi la mattina dopo:

Una bella galoppata sparata sulla spiaggia, senza sella e a piedi nudi, qua nel video si vede meglio:

Ma non solo dopo la corsa un bel bagno per rinfrescarsi insieme al cavallo:

Insomma per Anita è stato il coronamento di un suo sogno che aveva da parecchio tempo e se fosse stato per lei si poteva già tornare a casa…

…ed invece ci siamo rimasti ancora per più di una settimana, facendo fantastico bagni in un mare che si è rivelato essere veramente unico, caldo ed accogliente…

…e soprattutto dai fantastici colori, immaginate l’azzurro più perfetto che la vostra mente possa partorire e ora declinatelo in 7 varianti…

…ecco, quella che avete ora impressa nella mente è un’immagine più o meno appropriata del mare che circonda San Andres, azzurro intenso, celeste, turchese, acquamarina, blu cobalto…

…e sarà stato quell’azzurro che ci si è impresso negli occhi, quei tramonti, ma soprattutto quelle albe, dal momento che eravamo ad est e quindi ogni mattina quando ci svegliavamo uscivamo dalla casetta e ad aspettarci c’era questa pace con questa luce:

E diventava sempre più difficile andarsene da un posto così, sarà stata la sua atmosfera rilassata, sarà stato che sembrava un paradiso non troppo perduto, sarà stato l’ottimo cibo che mangiavamo ogni giorno al Capi Beach

…oppure la consapevolezza di essere in un posto veramente vero e genuino che seppur con mille difetti e criticità…

…ci ha accolto e coccolato, facendoci conoscere uno spaccato di vera vita caribena lontano dai soliti circuiti turistici, facendoci vivere belli ed insoliti aspetti della sua gente, come questi ragazzi che tutti i giorni prendevano un mucchio di pesciolini pescando con solo un filo ed un esca:

Insomma sono stati meravigliosi giorni di ozio e riposo in cui abbiamo ricaricato le pile, “una lenta vita sull’isola” che si può riassumere così:

Ora dopo una settimana di relax ci era anche venuta voglia di conoscere il resto dell’isola, quindi sfruttando un contatto che ci ha dato il tizio dei cavalli…

…abbiamo noleggiato per un giorno una “mula” che è questo mezzo qua, una via di mezzo tra una golf car ed una piccola jeep, che è in assoluto il veicolo più utilizzato su tutta l’isola lo troverete a noleggio dappertutto, chiedete un pò i prezzi in giro e trattateli perché da quello che abbiamo capito variano molto…

…noi per comodità ci siamo affidati al tizio dei cavalli che ha chiamato un suo amico che ci ha recapitato direttamente davanti all nostra casetta questa “mula” e quindi di primo mattino siamo partiti in direzione Nord, con l’intenzione di circumnavigare tutta l’isola e fin da subito si è rivelato essere un mezzo veramente comodo, un pò rumoroso anzi diciamo molto rumoroso, ma la sensazione della brezza marina tra i capelli era impagabile:

In pratica c’è un’unica strada che costeggia tutta l’isola e noi ci siamo diretti a Nord, la nostra intenzione era quella di andare a visitare per prima cosa la tanto decantata e famosa spiaggia di:

 

S  P  R  A  T  T      B  R  I  G  H  T

Che è questa che vedete in foto, la spiaggia principale dell’isola, la più famosa, quella che attira tutti i colombiani che per venire a San Andres pagano anche una tassa d’ingresso, che in teoria è stata istituita per scoraggiare il turismo di massa, ma che come potete vedere non è che sta funzionando benissimo, era infatti piena di gente….

…che per i nostri gusti era veramente troppa, il mare rimaneva sempre bello, limpido ed accogliente…

…ed infatti abbiamo parcheggiato la mula e ci siamo fiondati in acqua, ma forse complice il fatto che abituati nei giorni precedenti a fare il bagno da soli o al massimo con la gente del posto, tutto questo casino non c’è piaciuto per niente, c’è anche da dire che alcuni colombiani con la musica sparata al massimo sul bagnasciuga hanno contribuito a farci sloggiare molto presto dalla spiaggia…

…eravamo perfettamente consapevoli che ci trovavamo nella spiaggia di un centro abitato e non in un atollo deserto, ma però onestamente (come ci è capitato i giorni a venire quando abbiamo fatto un’escursione al largo) certe persone, certi atteggiamenti diciamo un pò “tamarri” hanno funestato spesso e volentieri tanti bei momenti trascorsi in questo magnifico paese, comunque una volta risaliti dalla spiaggia ci siamo messi a girare per il lungomare di questa cittadina che qui chiamano tutti “Centro”:

E come potete vedere si trattava ne più né meno di una normalissima città di mare come possono essere quelle nella nostra riviera romagnola, tanti alberghi, locali, bar, gelaterie e soprattutto un’infinita di profumerie e negozi di alcolici, veramente tanti, questo perché San Andres risulta essere zona franca, in pratica un’enorme “duty free”…

…ad un certo punto si era fatta l’ora di pranzo ci siamo quindi fermati a mangiare in un ristorante sul lungomare e dopo aver adocchiato un paio di hotel, era infatti nostra intenzione traserirci qui gli ultimi due giorni, per essere più vicini all’aeroporto ed anche per fare le escursioni nei famosi atolli di Acuario e Johnny Cay che sono proprio qui di fronte…

…siamo rimontati sulla mula e ci siamo rimessi in marcia, abbiamo doppiato la punta nord dell’isola, passando davanti all’aereoporto…

…e come vedete dalla cartina siamo scesi lungo l’unica bella e panoramica strada che costeggia tutta l’isola, la costa occidentale si è rivelata essere interamente assente da spiagge, totalmente rocciosa, costeggiata da questa strada orlata di palme, come si vede bene qui:

Abbiamo fatto una deviazione all’interno per andare a visitare il paesino di La Loma che si è rivelato essere un normalissimo paesino anche un pò fatiscente, siamo passo davanti alla Cueva di Morgan, ma non ci siamo fermati perché aveva tutta l’aria di essere una trappola per turisti ed abbiamo perseguito verso sud, non sono mancate comunque strategiche soste per fare dei bellissimi bagni:

La costa è infatti tutta rocciosa ed in alcuni punti sono presenti alcuni locali molto “chillosi” dove bere qualcosa e attendere il tramonto ed hanno anche un accesso al mare, che risulta essere sempre spettacolare, tramite scale…

…uno dei motivi infatti per inoltrarsi nella parte occidentale è proprio quello di assistere a dei tramonti che ogni sera regalano un nuovo spettacolo…

quindi noi ogni tanto ci fermavamo a bere qualcosa fare un tuffo e via di nuovo lungo l’unica strada in mezzo alle palme, alla fine San Andres si è rivelata relativamente piccola l’abbiamo girata tutta in poche ore…

…verso sera siamo arrivati all’estremo sud dove si trovava il famoso ”ojo soplador“, (l’occhio soffiatore) un buco nella roccia che quando c’è il mare mosso e certe condizioni di vento crea un effetto geyser, ma come vedete dalla foto quel giorno non c’era…

…doppiata la punta Sud siamo risaliti verso Nord per arrivare nella nostra bella spiaggia di San Luis che cominciava ad imbrunire, ci siamo rimasti ancora un giorno per fare gli ultimi bagni, raccogliere un pò tutte le nostre cose…

…salutare Randy ed i ragazzi del Capi Beach Restaurant ed anche tutta la gente del posto che ci ha accompagnato in questo soggiorno in cui abbiamo ricaricato le pile e ci siamo goduti il vero Caribe

…ormai il viaggio volgeva al termine, solo due giorni ci separavano dal volo per Bogotà dove avremmo preso la coincidenza per l’Italia, ci siamo quindi trasferiti al nord in Centro per la precisione all Hotel Olas un posto senza tante pretese che però era praticamente attaccato all’aeroporto, quindi molto comodo, era nostra intenzione infatti sfruttare gli ultimi giorni per visitare due luoghi, due atolli, di cui avevamo tanto sentito parlare, che si ci sono piaciuti…ma…ma con molte riserve, andiamo con ordine, il primo è stato:

 

A  C  U  A  R  I  O

Come si può immaginare dal nome l’isolotto denominato Acuario, che si trova a neanche 20 minuti di barca dal Centro di San Andres, è un’atollo da cartolina fatto di sabbia bianca, palme e un mare color piscina, guardate già come si presenta l’acqua quando ci si avvicina con la lancia:

Arrivarci è stata la cosa più semplice del mondo, dal momento che a San Andres chiunque offre le escursioni “Acuario e Johnny Cay” che si possono fare in gruppo oppure con una lancia privata, noi memori dall’esperienza passata a Cartagena abbiamo optato per una lancia privata (costa appena un pò di più) affidandoci ad un tizio incontrato per caso per strada, la cosa alla fine poi si è rilevata abbastanza inutile visto che il tragitto è stato molto breve e quando siamo arrivati sull’atollo c’era praticamente il mondo!

La cosa funziona cosi; in pratica la lancia ci ha fatto sbarcare ad Acuario e Rocky Cay, che sono due minuscoli isolotti collegati tra loro da questo lungo pontile di plastica galleggiante in cui si cammina super molleggiati cosi:

Effettivamente eravamo circondati da un’acqua stupenda e super invogliante, che attirava tanti pesci tropicali, mante e persino piccoli squaletti…

…ma eravamo anche circondati da tante, troppe persone, in prevalenza turisti colombiani e visto che non esisteva nessun limite al numero dei visitatori ci siamo ritrovati con centinaia di persone tutte quante concentrate nei pochi metri quadri di sabbia dell’isolotto…

…siamo riusciti comunque a scovare un’angolino di mare tutto per noi, dove veramente ci siamo goduti da soli quest’acqua stupenda, guardate che roba:

Per essere chiari: Acuario è qualcosa di unico, sembra di fare snorkeling in un documentario, con un acqua tra le più belle che i Caraibi possano offrire, è meraviglioso ma è veramente sovraffollato, basterebbe limitare gli accessi giornalieri, costruire un piccolo molo nella parte laterale dell’isola per far attraccare le lance…

…organizzarsi un attimo per cercare di preservare questa meravigliosa natura, basterebbe così poco per valorizzare un posto così, ma come spesso capita nei luoghi di tale bellezza non esiste purtroppo quella lungimiranza capace di tenerlo al riparo dai danni causati dall’over-turismo, lo stesso discorso si può fare anche alla tappa successiva della giornata cioè:

 

J  O  H  N  N  Y     C  A  Y

Anche questo è un’atollo che si trova praticamente di fronte al Centro e forse per questo motivo, visto che sono solo 10 minuti di lancia, è risultato essere ancora più intasato del precedente, qua in questo video si vede il nostro arrivo:

Anche qua c’era un mare pazzesco, limpido, caldo ed invitante che lambiva una bellissima spiaggia di sabbia bianca che però era completamente invasa di persone, ma non solo c’era anche un continuo via e vai di barche che scaricavano turisti a riva, un caos totale, una roba pazzesca ed anche pericolosa, noi eravamo totalmente stupiti di come si possa rovinare un posto così bello, di come non ci fosse nessun controllo, un roba inconcepibile…

…la differenza con Acuario, oltre al fatto che c’era molta più gente, era che al suo interno era più verde, un ‘enorme distesa di erbetta circondata da palme, un luogo idilliaco…

…con tante simpatiche iguane di tutte le dimensioni che scorrazzavano felici…

…e con purtroppo anche i soliti turisti deficienti che le riempivano di cibo, nonostante fosse pieno di cartelli che lo vietavano…

…noi comunque visto il casino che c’era nella spiaggia principale abbiamo circumnavigato tutto l’isolotto…

…finché a ridosso della barriera corallina abbiamo trovato queste specie di piscine naturali in cui, finalmente soli, ci siamo crogiolati al sole…

…fino a quando non ci è venuta fame ed in uno dei tanti chioschetti sulla spiaggia, circondati dalle massa di turisti, ci siamo sparati questa (specie) di grigliata mista di pesce.

In sintesi questi due atolli sarebbero una perla, un posto potenzialmente tra i più belli dove abbiamo mai messo piede, che però risentono veramente di una pessima gestione, sono luoghi che rischiano di crollare sotto il peso della loro bellezza…

Il tutto per la poca lungimiranza di chi amministra e se non cambierà il modo di gestire il turismo presto l’immaginario di questa meraviglia diventerà quello di un posto “caotico, caro e sporco” come già sta avvenendo. Piccolo riassunto in video:

Per noi invece non è stato altro che la conferma dell’ottima scelta che avevamo fatto decidendo di alloggiare a San Louis, dove abbiamo potuto vivere il Caribe più vero e genuino.

Quindi una volta fatti i bagagli l’indomani mattina siamo partiti alla volta di Bogotà e dall’aereo la vista di tutto l’arcipelago, di questo meraviglioso mare dai 7 colori, ci ha confermato la bellezza e la potenzialità di questi luoghi:

E a tutti quelli che ci chiedono se mai ritorneremo a San Andres possiamo solo rispondere che resta la speranza, nostra e degli isolani con cui abbiamo potuto chiacchierare, che una regolamentazione sappia imbrigliare e guidare questo sviluppo turistico, non solo imponendo una tassa ai visitatori (come già avviene) ma gestendo le presenze sugli atolli e regolamentando le attività degli “operatori turistici” improvvisati.

Un giorno forse torneremo in questa bella isola e speriamo tanto di trovare le cose cambiate in meglio perché San Andres è un posto incredibile che merita di essere vissuto al meglio.

Si concludeva cosi il  nostro viaggio di quasi un mese in Colombia, terra dai grandi contrasti e dai mille colori, siamo partiti da Bogotà, la capitale circondata dalle Ande, siamo poi passati dalle coltivazione di caffè del Salento per arrivare infine nella Valle del Cocora ad ammirare le maestose palme alte più di 70 metri, ci siamo diretti poi verso una delle più belle città coloniali del Sudamerica, Cartagena de Indias e da lì ancora più a Ovest per esplorare la natura incontaminata e le spiagge del Parque Tayrona per poi atterrare infine a San Andres con il suo spettacolare mare dei 7 colori.

E tra lama, graffiti, palme ed aragoste finisce il nostro viaggio in Colombia, che volendo, in poche parole, si potrebbe riassumere così: una bella botta di vita!

Se vuoi leggere i diari di tutto il viaggio clicca qui:

BOGOTÀ

 SALENTO

  CARTAGENA

 

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