SALENTO

Eccoci arrivati a Salento, nel cuore dell’Eye Cafetero (la zona del cafè) siamo qui per un semplice motivo visitare la Valle del Cocora. Per venire qui siamo atterati a Pereira che risulta essere l’aeroporto più vicino…

…con un volo da Bogotà di neanche un’ora e in aeroporto c’era ad aspettarci il transfert che avevamo fatto prenotare all’Hotel Salento Mirador, piccolo hotel nel cuore di questo minuscolo e coloratissimo paesino circondato dalle splendide montagne verdi dell’ Eje Cafetero…

…in neanche due ore d’auto siamo arrivati a destinazione e l’hotel si è rilevato essere un piccolo gioiello, tenuto benissimo e con questa vista spettacolare sulla valle…

…ed anche la camera per 4 persone era più che soddisfacente:

Dobbiamo ammettere che questo sperduto paesino ci ha piacevolmente sorpreso, non ci aspettavamo una cittadina così accogliente, colorata e veramente piccola…

….siamo quasi a 1500 metri d’altitudine, nel dipartimento del Quindio a metà strada tra Pereira e Armenia…

…Salento ha solo 4.000 abitanti e si caratterizza per poche decine di strade completamente fiancheggiate dalle tradizionali costruzioni in stile coloniale…

…quasi tutte molto colorate e veramente caratteristiche con i loro balconcini e porte dalle mille tonalità…

…tutto il paese è circondato da splendide colline verdi con tanti belvederi praticamente ogni ristorante ne ha uno…

….dai quali si può godere un bellissimo panorama della valle.

La minuscola piazza principale è davvero molto carina, perfettamente quadrata con al centro una fontana, sempre ombreggiata grazie alle palme che la sovrastano ed è proprio da qui che partono le Jeep Willys per le escursioni (come spiegheremo più avanti)…

…dall’altro lato invece l’immancabile chiesa, mentre su tutto il perimetro della piazza si trovano tanti minuscoli bar, ristoranti, negozi di souvenirs e chioschi che vendono cibo da strada e frutta.

E per noi dopo il caos e delirio di Bogotà essere stati catapultati qui, trovarci dopo neanche un’ora d’aereo a passeggiare per questa stradine è stato catartico e rifocillante e ci è piaciuto da matti…

…la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di andare a mangiare e siamo entrati nel primo ristorantino che abbiamo trovato…

…ed abbiamo degustato il piatto tipico di qui, cioè la “trucha” la trota marinata nel latte di cocco e besciamella, che è questa che vedete qua in foto con effettivamente un pò troppa besciamella che la rendeva un pò “mappazzone”…

…ma la si può anche ordinare fatta arrosto, all’aglio e naturalmente fritta, sempre servite con enormi patacon, noi in tutta la nostra permanenza le abbiamo provate un pò tutte e dobbiamo dire che non erano niente male…

…ma abbiamo anche provato questi squisiti tacos, in pratica a Salento ci siamo cibati solo di trucha, tacos e torte!

Accompagnate spesso e volentieri dalla musica, come si vede qui:

E nei locali ed anche passeggiando per queste stradine ci siamo accorti come questa bella località sia riuscita a mantenere ancora un certo equilibrio tra lo sviluppo turistico e la tradizione…

…infatti a noi è parso che nonostante sia diventata il punto di partenza per l’esplorazione della Valle del Cocora e che quindi il boom turistico abbia portato molta gente, sia riuscita a mantenere  una relativa genuinità che si percepisce girando per il paese e parlando con la gente del posto:

Anche noi comunque eravamo qui per visitare la famosa Valle del Cocora con le sue altissime palme, ma non è stata la prima cosa che abbiamo fatto, dal momento che eravamo nel cuore della zona del cafè abbiamo pensato bene di andare a vistare una piantagione e quindi nel primo pomeriggio siamo andati alla:

 

F  I  N  C  A      E  N  T  R  E  B  O  S  Q  U  E  S

Si tratta in pratica di una piantagione di cafè, una delle tante che si trova nei dintorni di Salento e arrivarci è stato semplicissimo, basta infatti andare…

…nel gabbiotto che si vede dietro le Jeep Willys nel lato opposto alla chiesa nella piazza principale, non c’è bisogno di prenotare, in pratica quasi ogni ora (appena sono piene) partono in continuazione queste jeep sia per visitare le svariate piantagione di cafè della zona e sia per la Valle del Cocora, sono super organizzati ed efficienti, basta andare davanti al gabbiotto stare un 5 – 10 minuti in coda, scegliere in quale piantagione andare, alla cassa hanno un cartello con tutte quelle che ci sono, pagare ed aspettare di essere caricati sulla jeep che qui chiamano Willys…

…due parole su questo originale mezzo di trasporto una vera icona da queste parti; le prime Jeep Willys che arrivarono in Colombia nell’ Eje Cafetero erano modelli dell’esercito statunitense in eccedenza inviate qui nel 1950 per essere vendute…

…inutile dire che riscossero da subito un grandissimo successo e continuano ad essere usate ancora oggi come mezzo di trasporto principale perché sono davvero molto capienti e molto resistenti…

…sono degli autentici muli che possono macinare diverse centinaia di migliaia di chilometri su e giù per le strade sterrate e accidentate di questa zona e noi ce ne siamo resi conto in prima persona, la cosa bella è che per i conducenti le loro Willys non sono mai cariche abbastanza quindi oltre a sedere vicino al guidatore o nella parte posteriore, può capitare di stare aggrappato all’ esterno, ovviamente in piedi come è successo ad Anita:

Comunque noi abbiamo scelto una piantagione di cafè a caso la “Finca Entrebosques” e dopo un mezzoretta sul Willys ci hanno scaricato all’ingresso di questa fattoria…

…dove siamo stati accolti da due ragazzi che ci hanno fatto vestire come veri recogedores (raccoglitori di cafè) con panama e poncho e con uno di loro, Pablo,  che parlava un inglese perfetto abbiamo cominciato la visita…

…ed immersi in mezzo a questa rigogliosa e maestosa natura fatta di piante di caffè, ma anche di banani, platani e molte altre piante esotiche, tutte utili ed indispensabili per la buona crescita del chicco come ci spiegava il solerte Pablo che ci accompagnava…

…ci siamo inoltrati lungo scoscesi sentieri tra la vegetazione e alzando lo sguardo nella valle la vista era questa, guardate che bellezza:

Già solo il semplice fatto di essere in mezzo a questa rigogliosa natura, nel silenzio del primo pomeriggio con le nuvole basse e solo il canto degli uccellini come sottofondo è valso il viaggio e la visita, ma non solo, anche la spiegazioni e le informazioni che ci dava il recogedore (il raccoglitore) Pablo erano interessantissime ed Alfredo ne era affascinato ed ascoltava attento come non mai…

…raccogliendo intanto chicchi di cafè, Pablo ci ha fatto anche vedere come nascono le piantine a partire dal chicco, e come crescono all’ interno di piccole borse in attesa di essere piantate a terra, ci ha spiegato i tempi della crescita e fatto vedere come riconoscere i chicchi maturi pronti per essere raccolti ed anche come si distinguono i chicchi sani da quelli che sono stati infettati dai parassiti…

…e che per questo non possono essere usati per produrre il caffè di qualità migliore che è l’unico che viene esportato. La Colombia, infatti è famosa nel mondo per l’ altissima qualità del suo caffè, solo di pregiatissima qualità 100% arabica, della quale è il terzo produttore al mondo dopo Brasile e Vietnam, qui si producono addirittura 6 diverse varietà di arabica, ognuna con le sue specifiche caratteristiche: la Maragogipe, la Bourbon, la Colombia, la Caturra, la Tabi e la Tipica…

…e solo il caffè prodotto dai chicchi migliori è esportato, mentre la seconda scelta è usata per il consumo interno, quindi paradossalmente, come ci raccontava Pablo sarà più facile apprezzare la bontà del caffè colombiano all’estero che all’ interno dei confini nazionali…

…la visita intanto continuava nei diversi locali della Finca Entrebosques tutti luoghi dove avvengono le fasi di lavorazione del caffè, compresa la lenta essiccazione naturale…

…che avviene in una specie di serra e anche dove si fa la macinatura con relativa sgusciatura manuale del chicco, cosa di cui si è occupato in prima persona il sempre più coinvolto recogedore Alfredo:

La visita si è conclusa in un’ultima sala dove una ragazza ci ha spiegato come preparare il cafè alla colombiana (in pratica più o meno come quello americano)…

…e con anche una degustazione dei chicchi appena tostati e dobbiamo proprio affermare che la visita è stata veramente esaustiva ed interessante…

…abbiamo imparato un mucchio di cose che non sapevamo su questa bevanda che consumiamo quotidianamente e consigliamo caldamente di fare questa esperienza se mai capiterete da queste parti.

Qui potete vedere tutta la Trip Family al completo in tenuta da recogedores pochi minuti prima che arrivasse un temporale pazzesco, che per fortuna è provvidenzialmente arrivato alla fine della visita.

Siamo tornati con la Willys, che c’è venuta a recuperare all’uscita della finca, nella cittadina di Salento in serata sotto una pioggia battente:

E ci siamo fiondati bagnati fradici nel nostro bar preferito dove facevano delle torte fantastiche, che sono stata la nostra cena per tutta la permanenza in questo paesino.

Il giorno dopo eravamo pronti per andare nel luogo che ci aveva spinto fino a qua cioè la:

 

V  A  L  L  E     D  E  L     C  O  C  O  R  A

Per arrivare un questa fantastica valle abbiamo fatto come il giorno prima, ci siamo recati di prima mattina al gabbiotto dove ci sono tutte le Willys abbiamo pagato il passaggio e dopo una breve attesa eravamo in viaggio sulla jeep con Anita appesa fuori sulla pedana, questa volta il tragitto è durato di più, all’incirca dopo 30 – 40 minuti di strade di campagna si sono cominciate a vedere le alte palme:

Dobbiamo subito dire che il primo impatto non è stato dei più felici, si tratta di un luogo, che dopo il film Disney “Encanto”, è diventato estremamente popolare attirando di conseguenza orde di turisti da tutto il mondo, soprattutto dal Sud America…

…e quindi anche noi appena arrivati a Cocora, la cittadina da cui prende il nome la valle, siamo stati catapultati in una realtà fatta di enormi pullman che cercano parcheggio, gruppi di turisti con guida che vagano persi, negozi di souvenir ovunque, insomma tutto il classico repertorio del turismo di massa, che noi da sempre cerchiamo di evitare.

C’è da dire però che una volta varcato l’ingresso il parco nazionale è talmente vasto che tutta la massa di persone presenti si disperde e si dirada considerevolmente e quindi si riesce benissimo a ricavarsi spazi e momenti quasi da soli.

Essenzialmente ci sono due i percorsi di trekking che si possono fare; uno più breve in cui si arriva nella valle principale piena delle iconiche palme da cera che dura circa un’ora, un’ora e mezza (andata e ritorno) ed uno più lungo, di circa 3 o 4 ore, che ti porta dentro la foresta, su per le colline e passa dalla cosiddetta casa dei colibrì…

…decisamente più lungo ed impegnativo, noi abbiamo optato per il più corto che si può fare a piedi o a cavallo e secondo voi Anita cosa ha scelto?

Ci siamo quindi divisi in due gruppi, la mamma ed Alfredo sono andati a piedi ed il papà ed Anita a cavallo, l’unico consiglio che ci sentiamo di dare è quello di non affrontare il trekking in sandali, come stavamo per fare noi, che di solito viaggiamo sempre in sandali, sarebbe molto meglio avere delle scarpe, vanno bene anche quelle da ginnastica non è così impegnativo da richiedere per forza le scarpe da trekking…

…il motivo è molto semplice; questo sono zone dove piove spesso ed anche tanto e quindi sarà molto facile che incontrerete terreno fangoso e scivoloso, comunque nel caso non foste attrezzati a dovere non preoccupatevi perché nella bolgia di negozi che ci sono nei pressi dell’ingresso ci sono anche quelli che noleggiano scarponi e calosce.

Dunque dopo avere pagato l’ingresso, che costa veramente poco, siamo entrati separati, due a piedi e due a cavallo, i tragitti sono differenti e ci siamo quindi dati appuntamento nel primo mirador  che s’incontra nella valle, che è questo qua che si vede sopra in foto e sotto in video:

E bisogna comunque ammettere che nonostante sia effettivamente un luogo molto, molto turistico questa valle che si estende fino alle pendici del Parque Nacional Natural Los Nevados, ci ha regalato, senza ombra di dubbio, uno dei paesaggi più belli e mozzafiato di tutto il nostro viaggio in Colombia.

Cavalcare su questi sentieri, circondati da queste altissime palme avvolte dalle nubi è stato qualcosa di veramente unico, infatti ciò che rende così famosa la Cocora Valley sono le sue palme da cera, che qui possono raggiungere i 60 e anche i 70 metri. Questi alberi, che tra l’alto sono gli alberi nazionali della Colombia, ora in realtà sono a rischio d’estinzione e per questo motivo è stato istituito il parco…

…e i panorami che s’incontrano sia a piedi che a cavallo sono eccezionali, ci si inoltra immersi in questo paesaggio lussureggiante, con prati verdi come smeraldi punteggiati di cavalli che brucano pigramente l’erba…

…si cammina avvolti dalla nebbia in mezzo ad un silenzio surreale, il tempo nuvoloso e la pioggia che in questa parte della Colombia sono spesso presenti contribuiscono a dare all’esperienza un che di mistico e misterioso…

…il papà ed Anita hanno continuato dolcemente a salire in sella a questi tranquilli cavalli fino a quando non sono arrivati al secondo mirador, che è questo qua:

La famiglia si è quindi riunita e siamo rimasti seduti in silenzio a contemplare questo fantastico panorama immerso nella foschia, la mamma ed Alfredo che erano arrivati a piedi avevano un pò di fiatone…

…ma niente di esagerato, la salita a piedi non è stata particolarmente impegnativa e come abbiamo detto all’inizio, di tutta la massa di persone che c’era all’ingesso, una volta entrati non c’era traccia, s’incrociava ogni tanto qualche altro visitatore ma poca roba, come si capisce anche da questo video:

…ci siamo quindi goduti tutta la visita, che è durata all’incirca 3 – 4 ore, con la sensazione di essere quasi sempre da soli…

…il ritorno anche il papà ed Anita lo hanno fatto a piedi, i cavalli infatti sono stati lasciati ad una guida che ci aspettava in cima e durante il tragitto abbiamo incontrato anche i colibrì…

…in definitiva è stata una visita che non ha assolutamente deluso le nostre aspettative e consigliamo sicuramente di fare se capiterete queste parti, di seguito un piccolo riassunto in video:

Arrivati alla base ci siamo diretti nell’apposito parcheggio delle Willys dove ci attendeva una jeep quasi piena che infatti da lì a poco è partita per riportarci a Salento.

Una volta arrivati nella cittadina dopo esserci fermarti a mangiare una buonissima torta, visto che era l’ultima sera siamo rimasti in giro per assaporare l’atmosfera di “Salento by night” che non era per niente male guardate qua:

…tanta gente in giro, tutti i negozi aperti ed un bellissima atmosfera pervadeva le poche piccole vie della cittadina e quasi tutti i locali proponevano musica:

Ma la nostra canzone preferita, quella che ci ha accompagnato per tutto il viaggio in Colombia è stata questa:

Cioè la sigla della serie tv Narcos che si prestava alla perfezione da ascoltare in mezzo a questa valli e tra questi campesinos con il panama sulla testa ed il poncho.

In definitiva siamo stati a Salento per 2 notti e 3 giorni e dobbiamo proprio dire che c’è piaciuta parecchio, oltre a naturalmente la Valle del Cocora…

…ci è proprio piaciuto assaporare la quotidianità di queste persone, questi raccoglitori di cafè che, seppure nel giro di pochi anni siano stati catapultati in mezzo al turismo di massa, sembra quasi che non ci facciano caso, lasciamo quindi questo paesino con dei bellissimi ricordi, ma soprattutto con belle sensazioni e con la consapevolezza di essere stati in un posto unico ed anche abbastanza fuori dal mondo.

E con un’auto che ci ha prenotato l’hotel abbiamo affrontato un paio d’ore in mezzo a questa bella e rigogliosa natura per dirigerci all’aeroporto di Pereira, era arrivata l’ora di mettere via le scarpe e tirare fuori i sandali stavamo per prendere l’areo che ci avrebbe portato finalmente ai Caraibi, nel primo pomeriggio siamo infatti partiti per:

CARTAGENA

 

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